Il club
La storia del club dal 1912 ad oggi
L'avventura tra i professionisti e il declino (2008-1998)
Il Faenza Calcio passa sotto la gestione del Pool Calcio Faenza, composto da Dinamo Faenza, Virtus Faenza e Polisportiva San Rocco Faenza. Questa mossa mira a unire le forze calcistiche della città per rilanciare il club.
Alti e bassi in Eccellenza, con diversi cambi di allenatore. Nel 2006-07, sotto la guida di Maurizio Giordani, il Faenza raggiunge il quarto posto, ma l'anno successivo lotta per non retrocedere.
Due stagioni in Serie D, concluse con un'ulteriore retrocessione in Eccellenza. La squadra, con un budget ridotto, punta sui giovani del vivaio come Mauro Neri, Andrea Lagorio e Francesco Ricci.
Il Faenza retrocede dopo i play-out contro il Sassuolo, perdendo 0-1 al "Bruno Neri" dopo lo 0-0 in trasferta.
Sergio Floccari, futuro attaccante di Serie A, si mette in luce con la maglia del Faenza, utilizzando la stagione come trampolino di lancio per la sua carriera.
Quattro stagioni consecutive in Serie C2. Il Faenza si rinforza con giocatori di esperienza come Marco Osio, ex Parma. La salvezza viene raggiunta con fatica nelle prime tre stagioni.
L'ascesa verso il professionismo (1998-1988)
Stagione trionfale. Sotto la guida di Ivano Gavella, e con l'esplosione del tandem offensivo Cristian Protti-Alessandro Carta (26 reti in due), il Faenza domina il campionato. La squadra vince il proprio girone con otto punti di vantaggio sul Caerano, ottenendo la prima storica promozione in Serie C2.
Giancarlo Minardi, patron del team di Formula 1, diventa presidente del Faenza, coronando una sua vecchia passione. Il suo arrivo porta nuove risorse e ambizioni al club.
Francesco Clementini, centrocampista ventenne proveniente dal settore giovanile, si mette in luce segnando dodici reti e portando la squadra al terzo posto.
Sotto la guida di William Barducci, il Faenza conquista un ottimo terzo posto, il miglior risultato degli ultimi vent'anni.
Consolidamento in Interregionale/Campionato Nazionale Dilettanti. In questo periodo, il Faenza si stabilizza nella categoria, ottenendo spesso piazzamenti di rilievo.
L'era della Promozione e il ritorno in Interregionale (1988-1970)
Il Faenza viene promosso d'ufficio in Interregionale (ex Serie D) per meriti sportivi, chiudendo il lungo periodo di quindici anni trascorsi in Promozione.
La squadra sfiora la promozione per due stagioni consecutive. Nel 1986-87, sotto la guida di Ezio Gamberi, il Faenza chiude al quinto posto, a soli sette punti dalla vetta.
Arrivo di Attilio Santarelli come allenatore. Ex portiere del Bologna, Santarelli porta stabilità e risultati, guidando la squadra verso posizioni di classifica sempre più alte.
La crisi societaria raggiunge l'apice. Per qualche settimana sembra che il Faenza sia costretto a chiudere i battenti, ma la salvezza arriva attraverso la "autogestita": la prima squadra si autofinanzia per poter partecipare alla stagione sportiva.
Quindici anni di permanenza in Promozione, con alti e bassi. Questo periodo è caratterizzato da frequenti cambi di allenatore e presidenti, riflettendo l'instabilità del club.
Il dopoguerra e la Serie C (1970-1945)
Periodo di crisi. Nel 1959-60, sotto la guida di Libero Zattoni, la squadra sfiora la promozione, perdendo lo spareggio contro l'Argentana. Nel 1961-62, il Faenza vince il campionato Dilettanti e, dopo gli spareggi, viene ammesso in Serie D.
Anno nero per il Faenza. La squadra retrocede all'ultimo posto, scivolando nel campionato Dilettanti dopo una serie di dieci sconfitte e due pareggi nelle ultime dodici giornate.
Con Ivo Fiorentini alla guida tecnica, il Faenza si posiziona all'ottavo posto in Quarta Serie. Il goleador della stagione è Massaia, autore di dodici reti.
Sotto la guida del tecnico Vincenzo Costa, il Faenza si classifica ottavo in Quarta Serie, ottenendo alcune vittorie sorprendenti come il 3-0 interno sull'Ascoli e il 6-0 sul Castelfidardo.
Il Faenza milita stabilmente in Serie C e Quarta Serie (l'equivalente dell'odierna Serie D). In questo periodo, la squadra alterna stagioni di alto livello a campionati di sofferenza, consolidando comunque la sua presenza nel calcio nazionale.
Gli albori (1945-1912)
Nonostante la Seconda Guerra Mondiale, il Faenza continua a giocare. Nel 1944 vince il proprio girone del Campionato Regionale ed accede alle semifinali regionali, dove affronta il forte Bologna di Biavati e Puricelli.
Il fascismo influenza la gestione del club. Il nuovo presidente Guido Baldo Manzoni, imposto dal regime, decide di rinunciare agli stranieri Balassa e Kelchen per ragioni economiche e ideologiche. Nonostante ciò, il Faenza ottiene la promozione in Prima Divisione nel 1928.
L'era degli ungheresi. Bela Balassa arriva come giocatore-allenatore e trasforma la squadra. L'anno successivo si unisce Carlo Kelchen, che nella sua prima stagione segna 54 gol in trenta partite, inclusi nove in una singola partita vinta 17-0 contro l'Imolese.
Il 30 settembre viene inaugurato il nuovo campo di calcio regolamentare. Nella gara inaugurale, il Faenza pareggia 0-0 contro l'Anconitana.
Aldo Pancrazi investe 400.000 lire per la costruzione di un nuovo campo sportivo, una somma considerevole per l'epoca. Il Comune dona il terreno in Piazza d'Armi, ma pone un vincolo trentennale di restituzione dell'investimento.
Il Faenza, presieduto da Diego Babini, si affilia per la prima volta alla FIGC, partecipando alla Terza Categoria Emiliana. I giocatori indossano casacche azzurre con una fascia trasversale bianca, calzoncini bianchi e calzettoni neri. Le prime scarpe da calcio fanno la loro comparsa, anche se alcuni giocatori utilizzano ancora scarponi militari.
Vincenzo Maccolini, di ritorno dall'Inghilterra, introduce il "giuoco del calcio" a Faenza. Porta con sé un pallone di cuoio e diffonde le regole fondamentali di questo sport. Tra i primi allievi di Maccolini spiccano Luigi Perotto e Mario Zappi, che insieme all'attaccante Ivo Fiorentini sono tra i fondatori del Club Atletico Calcio.